5 Aprile - 16 Aprile 2025

DOUBLES

ARTURO VERMI + NM3

Via Gesù 17, Milano

“SE IO CERCASSI LA REALTA’ IN ASSOLUTO […] SAREI FOTTUTO. SONO INVECE FELICE DI AVER SCOPERTO CHE CERCO LA REALTA’ DELL’UOMO: DELL’UOMO IN RAPPORTO A TUTTO CIO’ CHE LO CIRCONDA […]”

Arturo Vermi, Gennaio 1972

Unløck decoding art, in collaborazione con Brun Fine Art e Archivio Arturo Vermi, presenta “DOUBLES”.

LETTERA APERTA

di ARTURO VERMI

Fare un riassunto di tanti anni di lavoro (30 almeno) in poche righe è quanto mai arduo e ingiusto. Procederò quindi come un calendario […] 1956: data della mia prima personale al Centro Culturale Pirelli, esponevo dei quadri figurativi nei quali era leggibile la fresca entusiastica assorbenza dell’Espressionismo tedesco e l’Impressionismo.

Feci però in fretta a distruggere tutto ciò che di figurativo poteva esservi nel quadro e, già dal 1958, le mie tele erano Informali [...] Già allora sentivo la necessità di una certezza, di un credo che giustificasse la vita sul pianeta, una figura rigorosa e determinata come un quadrato.

Il quadrato era sempre la soluzione finale di ogni mio quadro in quel periodo. Intorno al 1960 andai a Parigi dove feci principalmente incisioni, acqueforti e litografie [...] E’ tutt’ora mia convinzione che il successivo lavoro di “segno” ebbe radici lì.

Così tornai a Milano dove il fermento culturale mi sembrava più vivo e attivo [...]

Questo è un periodo il cui segno è interprete dello spazio in cui dipingevo proposto anche come immagine concettuale. La Presenza, Le Marine i Paesaggi non erano altro che dei “concetti” di presenza, di marina e di paesaggio. Ma torniamo alla cronologia del mio lavoro […]. Nel 1965 cominciai un lavoro che definirei di spazio. Per spazio, ora, intendo il vuoto, lo spazio al di fuori della Terra, lo spazio cosmico. “Invasione”, “Per un approdo”, “20 milioni di anni luce”, “Piattaforma” sono i titoli con cui identificavo i miei lavori. Un periodo fortunato fino al 1975 anno in cui ahimè dichiarai il “disimpegno” dopodiché fui sommariamente giudicato ed esiliato [...]

“Dichiaro iniziata l’era del disimpegno poiché oggi sono diverso da ieri, devo modificare o negare ciò che ho affermato ieri. Senza questa libertà non c’è evoluzione, progresso, scienza, felicità. Quindi basta impegni con: il padre, la madre, la patria, il dogma, gli ideali”.

Facciamo soltanto ciò che ci rende felici […] La mia intenzione era di fare solo cose belle.

Maggio 1983.